IC fa propria la definizione che di Bisogni Educativi Speciali dà Dario Ianes, psicologo e pedagogista da anni in prima linea sul tema dei bisogni speciali.
“Gli alunni con bisogni educativi speciali vivono una situazione particolare, che li ostacola nell’apprendimento e nello sviluppo: questa situazione negativa può essere a livello organico, biologico, oppure familiare, sociale, ambientale, contestuale o in combinazione di queste. […] Queste difficoltà possono essere globali e pervasive (si pensi all’autismo) oppure più specifiche (ad esempio nella dislessia), settoriali (disturbi del linguaggio, disturbi psicologici d’ansia, ad esempio); gravi o leggere, permanenti o transitorie”.
Quello dell'IC vuole essere un ambiente educativo inclusivo quindi, prima di tutto, un ambiente che conosce bene i soggetti nella situazione di apprendimento, ne sa valutare le potenzialità e i limiti e sulla base di questi riformula la propria didattica, anche in collaborazione con tutte le risorse disponibili nella scuola e nel territorio.
Alcune pratiche applicate presso l'IC riconosciute come inclusive , cioè in grado di coinvolgere e attivare, nelle potenzialità che ognuno può mettere in gioco, anche coloro cui la lezione frontale non apporta alcun beneficio, sono:
La didattica cooperativa;
La didattica laboratoriale;
La didattica esperienziale;
La didattica per compiti autentici o per progetti.
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